Cari MAMIsti, Una revisione degli interventi riguardanti la salute materna e neonatale da EpiCentro, il Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della
Salute e il rapporto sul percorso nascita dall'ISS.
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Salute materna e neonatale: progressi raggiunti e strategie di
intervento
| (revisione a cura di Serena Donati e
Angela Giusti, Cnesps - Iss)
22 aprile 2010 - Tra il 1980 e il 2008, nei 181 Paesi
appartenenti
all'Onu, il numero di donne che ogni anno muore per complicazioni
legate
alla gravidanza � sceso di oltre il 35%. Nonostante questi progressi, a
livello globale c'� ancora molto da fare per migliorare la salute delle
donne e dei neonati. Su questo tema, la rivista The Lancet ha presentato uno
studio, condotto
dall'Institute for health metrics and evaluation (Ihme)
dell'Universit� di Washington, relativo all'andamento del tasso di
mortalit�
per complicazioni legate alla gravidanza negli ultimi trent'anni nei
Paesi
aderenti all'Onu, mentre l'Oms ha pubblicato un rapporto ispirato ai
principi di "Making pregnancy safer", l'iniziativa che intende
migliorare la
salute delle madri nel mondo, attraverso il sostegno ai Paesi per
garantire
un'assistenza qualificata prima, durante e dopo la gravidanza e durante
il
parto e il rafforzamento dei sistemi sanitari nazionali. La salute delle madri nei Paesi dell'Onu Condotto per valutare i progressi relativi al quinto obiettivo di
sviluppo del millennio, lo studio "Maternal
mortality for 181 countries, 1980-2008: a systematic analysis of
progress
towards Millennium Development Goal 5" ha esaminato i dati relativi
ai
181 Paesi membri dell'Onu che si sono impegnati a ridurre la mortalit�
neonatale e materna in maniera significativa entro il 2015. Secondo quanto riporta l'indagine pubblicata su The Lancet,
in poco meno
di trenta anni (1980-2008), nei Paesi Onu, il numero di donne che ogni
anno
muore per complicazioni legate alla gravidanza � diminuito da pi� di
500
mila a circa 343 mila, con un tasso annuo di circa 1,4% dal 1990.
Contrariamente a quanto emerso da precedenti rapporti, che avevano
evidenziato minimi cambiamenti nel tasso di mortalit� materna (Mmr), il
numero di donne decedute ogni 100.000 nati vivi risulta sceso da 422
nel
1980 a 320 nel 1990. Nel 2008 ha raggiunto quota 251 e ci si attende
che
diminuisca ancora. Questi passi avanti si devono in modo significativo a quattro
fattori: - la diminuzione del tasso di fecondit� totale da 3,70 nel 1980 a
2,56 nel
2008. Nonostante sia aumentato il numero delle donne in et�
riproduttiva, la
diminuzione del tasso di fecondit� totale ha mantenuto stabile la
dimensione
della coorte di nascite globali
- l'aumento del reddito pro-capite in Regioni come l'Asia e
l'America
Latina, che ha migliorato la condizione della donna relativamente a
nutrizione e accesso alle cure mediche
- l'aumento del livello di istruzione delle donne. Ad esempio,
nell'Africa
subsahariana la media degli anni di scolarit� delle donne di et�
compresa
tra 25 e 44 anni � passata da 1,5 nel 1980 a 4,4 nel 2008
- l'aumento del numero dei parti assistiti da personale esperto.
Per contro, in alcuni Paesi come quelli dell'Africa subsahariana, la
diminuzione della mortalit� materna � stata ostacolata dall'alto numero
di
donne infette dal virus Hiv. Secondo lo studio dell'Ihme, circa una
morte su
cinque � correlabile al virus dell'Hiv e i Paesi in cui il virus �
diffuso
incontrano maggiori difficolt� nel migliorare i dati sulla mortalit�
materna. |
All'Istituto Superiore di Sanit� presenta oggi l'indagine che fotografa il
percorso nascita in Italia | ISS 28 aprile 2010
L'Istituto Superiore di Sanit� presenta oggi l'indagine che fotografa il percorso nascita in Italia. Per prima volta fermato l'obiettivo sulle donne immigrate che partoriscono nel nostro Paese. L'indagine raccoglie i dati di 25 ASL di undici regioni dislocate in tutta la Penisola. Il progetto "percorso nascita" avviato circa dieci anni fa in Istituto e che oggi aggiorna i suoi dati si � articolato inoltre in un'indagine supplementare dal titolo "Sperimentazione di un modello di assistenza post-partum alle donne straniere" che fornisce un quadro dello stato di assistenza alle donne straniere e su come vivono gravidanza e puerperio fino a 40 giorni dopo il parto. Tra gli obiettivi del rapporto, la valutazione dei modelli assistenziali, dei fattori associati alle pratiche raccomandate in modo da fornire elementi per il miglioramento delle procedure dei servizi.
Dall'indagine risulta che il parto con taglio cesareo � aumentato lievemente, passando dal 32% del 2002 al 33,8 del 2008. Diminuisce, invece l'abitudine al fumo: il 68,1% delle donne in gravidanza smette di fumare e non riprende pi� se allatta al seno. . "Rispetto alla precedente indagine i dati sono sicuramente migliorati. Le mamme sono pi� attente e pi� informate ma resta ancora alta la medicalizzazione e l'allattamento al seno non �, evidentemente ancora adeguatamente promosso - spiega Michele Grandolfo, del Reparto Salute della Donna e del bambino in et� evolutiva dell'ISS -. Ma oggi sappiamo che la presa in carico della donna e la promozione delle scelte consapevoli favorisce una minore medicalizzazione della gravidanza e un pi� appropriato percorso rispetto alle prestazioni richieste in questo delicato periodo. Si pensi solo alle ecografie che dovrebbero essere tre in tutta la gravidanza e invece sono in aumento e il pi� delle volte hanno una funzione solo psicologica. In questo contesto appare chiaro l'obiettivo del Progetto Obiettivo Materno Infantile - POMI in cui � stato inserito il Percorso Nascita".
I dati rilevano che l'82% delle donne viene assistita da un ginecologo, il 3% da un'ostetrica e il 15,2% da un consultorio familiare (rispetto al 10% del 2002). Nel 72% dei casi si tratta di un ginecologo privato (rispetto al 75% del 2002). Rispetto all'ultima indagine del 2002 aumenta anche la partecipazione ai Corsi di Accompagnamento Nascita (CAN) che passa al 35,5% rispetto al 30% di 8 anni fa. Le donne in gravidanza smettono di fumare e non riprendono pi� se allattano. Se si promuove l'allattamento al seno si ottiene un doppio risultato. Aumentano le donne che assumono acido folico, nel 2004-05 rappresentavano solo il 4%, nel 2008 sono passate al 20,8%. Questo risultato � stato reso possibile anche grazie all'informazione del Centro Nazionale Malattie Rare dell'ISS che ha distribuito materiale nelle ASL italiane e realizzato un sito web sull'acido folico.
"Questi dati ci parlano soprattutto della necessit� di sostenere le persone che sono in maggiore difficolt� in tutto il percorso. Si pensi all'importanza dell'assistenza post-partum, uno strumento particolarmente importante da implementare soprattutto nella popolazione pi� a rischio - afferma Angela Spinelli, responsabile del Reparto Salute della Donna e del bambino in et� evolutiva - Lo dimostrano i dati sulle donne straniere in gravidanza nelle quali il disagio psicologico tocca punte del trenta per cento. Le stesse che, prima della nascita, sono pi� difficoltose da inserire in circuito di monitoraggio della gravidanza come mostra il fatto che il 13% di loro arriva alla prima visita solo dopo il terzo mese di gravidanza contro il 5% delle italiane". L'indagine sulle donne immigrate si � basata su due gruppi: uno di intervento, che ha previsto assistenza domiciliare, e uno di controllo, senza assistenza. I dati hanno dimostrato che le donne assistite nei 40 giorni dopo il parto presentavano un minore disagio psicologico (21,6 contro il 32,6) e una maggiore consapevolezza nella scelta del pediatra (l'82,3% delle assistite contro il 73% di quelle non assistite). Il dato pi� preoccupante riguarda l'informazione sulle vaccinazioni: il 19,1% delle straniere non assistite non sa quando vaccinare i figli, contro il 13% delle assistite. Ampio divario anche sulla conoscenza della salute riproduttiva e sui metodi contraccettivi: il 30% del gruppo di controllo non sa di poter restare incinta nel periodo di allattamento, contro il 7,1 del gruppo di intervento. Dati significativi nell'ottica di una maggiore pianificazione di piani di assistenza del percorso nascita per le donne straniere.
Il profilo delle mamme immigrate
Il 30,4% viene soprattutto dall'Est-Europa (dalla Romania nel 18,4% dei casi), 33,1% dall'Africa (il 12,9% dall'Egitto e il 12,2% dal Marocco), il 20% dall'Asia (il 7,3 dalle Filippine) e il 16,5 dall'America Latina (il 6,2% dal Per� e il 5,1% dall'Ecuador).
Nell'86,8% dei casi hanno il coniuge/partner in Italia e la met� (il 50,2%) sono casalinghe. Hanno 9-13 di scolarizzazione nel 50,7% dei casi. Il 77,2% conosce la lingua italiana, hanno un regolare permesso di soggiorno (96,8%) e vivono in Italia da un periodo che va dai 2 a ai 5 anni (46,3%).
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